Missione di speranza in Uganda:
sorellanza e rinascita
Continuiamo a pubblicare estratti dal diario di viaggio di Chiara, una delle nostre straordinarie volontarie, che la scorsa estate ha trascorso 3 settimane a Gulu, in Uganda.
«Una delle tappe più significative è stata la visita al mercato cittadino di Gulu. Grazie al prezioso supporto, anche linguistico, dei responsabili locali Fred e Lucy abbiamo conosciuto alcune delle donne vittime dei ribelli, che grazie al nostro aiuto e ai progetti di microcredito sono diventate piccole imprenditrici, e oggi possono affittare un banchetto al mercato dove vendere i propri prodotti (cavolo, riso, fagioli, semi di sesamo, cipolle, tessuti/vestiti, scarpe).
Tutte ci hanno accolgono tutte con gioia gratitudine, felici della loro nuova vita in cui riescono a provvedere a sé stesse e ai loro figli, a mangiare quotidianamente (non è affatto scontato!) ed a affittare un casa per la famiglia. Addirittura, risparmiando nel tempo, possono pensare di comprare un pezzo di terra di proprietà da coltivare e dove costruire un’abitazione. Alcune riescono ad avere soldi anche per pagare l’istruzione almeno di un figlio.
Tutte si sono aperte con noi con grande fiducia, raccontando il loro passato doloroso di rapimenti, prigionia, violenze e abbandono, ma soprattutto mostrandoci la loro perseveranza nel ricercare un futuro migliore per se stesse e i figli.
Mi colpisce molto come tutte coloro che hanno avuto accesso al microcredito si sentano fortunate, perché la maggioranza delle donne con il loro background ancora solo sopravvive a stento. Hanno un senso di sorellanza e comunità non di sangue disarmante, dove invece le famiglie d’origine, il governo e la società ripudiano queste donne, le considerano invisibili e non le tutelano o aiutano.
Se oggi racconto questa storia è soprattutto per loro, che prima di congedarci ci hanno chiesto di rendere note all’estero le loro storie di rinascita.